Killing the water

di  Mahmud Rahman

Più acqua che terra



Più acqua che terra: così appare il Paese di origine di Mahmud Rahman, visto dall'alto, dall'aereo che lo riporta a casa, a Dacca. Un labirinto grigio-blu di fiumi zigzaganti in mezzo a un mosaico di campi verdi. Eppure proprio quell'acqua, fonte di vita come una madre, come le madri e le donne di queste storie, viene maltrattata e uccisa, come suggerisce il racconto che dà il titolo al libro.

Mahmud Rahman è un autore nato a Dacca nel 1953, rifugiato a Calcutta durante la guerra del 1971 e poi emigrato negli Stati Uniti. Killing the water è il suo primo libro, scritto in lingua inglese, per il momento pubblicato solo in India e nel subcontinente. Ed è il primo libro del mio viaggio alla scoperta del Bangladesh. 

In questi racconti, l'immagine del Bangladesh e dei suoi abitanti rispecchia quella delle sue acque: liquida, mutevole, sempre in divenire, sempre in esilio nella propria terra, intrisa di separazioni e di cambiamenti, spesso dolorosi o violenti.

Si parte dagli anni Trenta quando ancora il Bangladesh non esiste e fa parte in tutto e per tutto, senza confini, dell'impero britannico; in questa terra ancora intatta un figlio torna (in barca, naturalmente) nel suo villaggio natale dopo tanti anni trascorsi in città, ma ormai è talmente diverso dalla sua famiglia di origine che un confine, quello fra città e campagna, fra modernità coloniale e tradizioni familiari, è già irrevocabilmente segnato.

Avanzando con i racconti e con la linea del tempo, si passa poi per la guerra di indipendenza del Bangladesh del 1971, nel racconto più significativo del libro, Kerosene. Qui un bengalese che si batte per liberare il suo popolo dall'oppressione del Pakistan Occidentale racconta le vicende che lo hanno portato a commettere violenze contro le famiglie musulmane di lingua urdu arrivate dal nord dell'India, accolte durante la Partizione del 1947 e in seguito considerate nemiche e collaborazioniste dei Pakistani.

Approdiamo poi negli Stati Uniti degli anni Ottanta con gli immigrati provenienti da un Paese di cui nessuno sa niente, in un nuovo mondo fatto di cambiamenti, di perdite e di nuovi rapporti umani tutti da inventare.

La raccolta si divide infatti esattamente in due: la prima metà raccoglie storie ambientate in Bangladesh e la seconda negli Stati Uniti. Le storie americane mi sono sembrate meno belle, meno intense di quelle bengalesi, molto più evocative e anche più crudeli.

Il sottile legame con la terra, con l'acqua, con la famiglia che spesso si rompe (anche solo spostandosi a Calcutta e non necessariamente negli States),  l'assenza di veri e propri approdi,  l'ipocrisia dettata dai tornaconti personali e i rimorsi dei personaggi che vengono dagli ambienti più disparati sono descritti con una certa bravura, con sincerità e un tocco di ironia, come le pennellate di un acquarello, liquide e indefinite, lievi e dolorose.

Commenti

  1. Quella bangladese è una cultura interessante e poco conosciuta. i tuoi post sono preziosissimi. Se consideriamo quanti bangladesi ci sono in Italia! E molti di quelli che sono qui, e vendono le rose, hanno anche un livello di istruzione alto!

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  2. Qui a Bologna soprattutto hanno negozietti di frutta e verdura, e quindi - ironia della sorte - come concorrenti hanno dei pakistani...

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  3. Si può scrivere un commento a un post vecchio di mesi? E' che il libro l'ho letto solo ora...
    Bello e molto duro: in fondo parla sempre di guerra, diverso dal Bangladesh di Monika Ali. Non mi considero un lettore particolarmente ingenuo, ma storia dopo storia mi sono trovato a sperare di incontrare qualche eroe, qualcuno che, anche nei momenti difficili, continuasse a pensare e fare bene... ma non c'è.

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  4. Certo che si può, anche a un post vecchio di anni: per fortuna rimane tutto scritto qui!

    E' vero: dei racconti senza eroi e quindi anche senza speranza.
    Anche quando inizialmente simpatizziamo von un personaggio, poi pian piano scopriamo che ha fatto delle "cose brutte" (grandi o anche molto piccole e insignificanti, ma sempre brutte).

    Non ho ancora invece letto Monica Ali, ho Brick Lane da un po' che mi aspetta, ma ancora non l'ho iniziato: in che senso è un Bangladesh diverso?

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